lunedì 28 aprile 2008

Troppi furbetti, pochi pirletti !

Dunque, io ci ho provato di rispondere alla domanda "perchè mi sembra che la società vada a rotoli?", ma non ci sono mica ancora tanto riuscito...ho difficoltà a farmi un quadro chiaro. Dopo qualche discussione notturna con Lollo, molto proficua, intanto mi verrebbero da dire queste cose:

- la società italiana è basata su di un insieme di leggi che sono spesso complicate, ridondanti, approssimative e impongono soluzioni non efficienti. Magari non tutte sono scritte così in "malafede", ma il risultato è uguale.
(dal complicatissimo 740 per le tasse, all'esistenza del notaio e delle mille burocrazie per far qualsiasi cosa, alle leggi sul risparmio energetico che risolvono un problema e ne creano tre, ecc...)

- questo giungla, portando a complicazioni infinite, porta i cittadini comuni ad essere tentati dalle soluzioni "furbe" (illegali) e i cittadini intraprendenti a fare delle soluzioni "furbe" delle ghiotte occasioni, e a lavorare per avere altre leggi "confuse" ed "aggirabili".

- la "morale pubblica" attuale, infine, tende a giustificare il comportamento "furbo" e ogni tanto anche a glorificarlo. E questo ha come effetto di sgretolare ogni giorno di più il "senso sociale" di ciascun individuo adulto e di impedire che se ne formi uno nei giovani.

Se ci fate caso ciascuno di questi punti può sembrare sia la causa che l'effetto degli altri due... la legge complicata genera furbetti, ma i furbetti si fanno le leggi complicate apposta, la società giustifica i furbi che quindi esistono e contribuiscono a giustificare il proprio comportamento, ecc, ecc. Mi viene il sospetto quindi che non ci sia un "ordine temporale di arrivo" di queste tre "sfighe" della società italiana, non so.

E poi, mi domando, ma perchè da noi la situazione è peggiore che in altri paesi europei, affini per storia e cultura?
In effetti, come ha suggerito Lollo, è anche possibile che l'Italia, nazione giovane che non ha mai vissuto in un lungo periodo di pace e di ristagno economico (solo guerre mondiali e boom economico da ricostruzione), semplicemente non abbia le strutture adatte ad affrontare un periodo "tranquillo e stagnante" della storia e fino ad ora non aveva avuto modo di rendersene conto.

Ad ogni modo, non mi pare affatto strano che i "furbetti" proliferino ed in generale l'italiano medio pensi sempre più a se stesso. Mi sembra che sia "istintivo" per ciascuno di preoccuparsi per primo del proprio benessere. In una società sana (sempre nel senso di una società in grado di autoperpetrarsi e di permettere buoni standard di vita ai suoi membri) però questo "istinto" è controbilanciato da una educazione dei suoi membri al rispetto di alcune regole e di alcuni vincoli di rispetto verso gli altri.
Ai fini della stabilita di una società, che il singolo rispetti queste regole sociali per vero altruismo, oppure perchè valuta che comunque alla fine i vantaggi che ne derivano alla sua persona sono più che gli svantaggi (ok, uff, non ti ammazzo... fiko però, così neanche tu ammazzi me!), oppune, al limite, perchè non crede di poter fare altro (come i servi della gleba che "stanno al loro posto" nella società e "fanno la loro - indispensabile - parte" perchè sono stati "educati" a questa predestinazione), non cambia poi tanto, mi sembra.

Ora, se tutto questo castello di idee regge, il problema è che siamo di fronte ad un processo che si auto-alimenta di crescita dell'individualismo e di disinteresse per la società ed è difficile invertirlo perchè nessuno vuole essere il "pirla che fa il primo passo indietro", sempre ammesso che abbia qualche scrupolo per lo stato della società italiana.

Ma se si potesse davvero cambiare qualcosa che cosa dovremmo cambiare?
1) Cambiare le leggi e le regole della società per renderle meno "paludose"?
2) Educare al meglio i nostri figli (cioè dare loro gli stumenti per capire le dinamiche della società ed inculcare loro lo stimolo a costruire una società sana) perchè possano cambiarle loro?
3) Emigrare?
4) Altro?


In merito al punto 1), rilancio un'altra "idea" che nasce sempre dalle proposte di Lollo: che una bella cura a base di "libero mercato" non possa dare lo scossone giusto? Poche regole, ma sulla cui attuazione non transigere. Incanalamento della "forza naturale" dell'individualismo che premi - legalmente - chi ha intraprendenza e dia lavoro anche a chi ne ha meno (di intraprendenza) e travolga la palude della burocrazia e degli incarichi a vita non condizionati ad ottenere effettivi risultati.
Mi rendo conto di che questa sia una idea davvero poco "sinistra", ma vorrei proprio discuterne...!


Ora vi lascio in pace, ma mi interessa molto sentire che pensate di ciò, e ancora di più mi interessa sentire quale sia la vostra analisi su "cos'è che non va" in Italia. Perchè secondo me dobbiamo partire dal capire questo per pensare poi a cosa vogliamo fare per cambiarlo... maggico mix di presunzione ed ovvietà il mio, eh? vaaabbè, mi perdonerete =)

Luca (gio'=)

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