martedì 15 dicembre 2009

cosa ci succede?

oggi mi sento che ho voglia di scrivere.
ho passato tutta la mattina a leggere notizie sull'aggressione a berlusconi e tutto il weekend a discuterne con dei francesi.
mah... sono un po' confusa.
mi chiedo solo... ma cosa ci succede a noi italiani?

alcuni link: al passaparola di travaglio di ieri, che commenta l'accaduto e tutti i suoi risvolti e a un articolo comparso su nazione indiana a proposito del 'corpo ferito del capo'.

buona visione e lettura.

martedì 29 aprile 2008

povera patria

(franco battiato)

Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore...
ma non vi danno un po' di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
sì che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po' da vivere...
La primavera intanto tarda ad arrivare.

mah... l'altro giorno ascoltavo questa canzone di battiato e pensavo di metterla qui.

sono abbastanza d'accordo con l'analisi del "cos'è che non va" di luca. sicuramente in italia l'immagine del furbetto è un'immagine vincente. sopra ogni cosa nessuno vuole apparire pirla. il nostro caro berlusconi incarna proprio questo prototipo di uomo: quello che qualunque cosa succeda mai passerà per pirla. e in effetti... gli si posson dire mille cose, ma sicuramente non che sia un pirla.

la stessa analisi del risultato delle elezioni usciva da molti giornali stranieri la settimana scorsa (la mia fonte è internazionale, di cui vi metto il link qui a sinistra).

non so se il liberismo spinto sia la soluzione. il problema è che forse lo pagherebbero le classi deboli (debole inteso anche come "meno intelligente", "meno competitivo", "meno intraprendente"). si potrebbe obiettare che anche la resistenza alla fine molti deboli l'hanno subita, ma poi... però non so se il momento storico attuale sia altrettanto grave da poter giustificare la subordinazione di alcuni interessi (che ora sembrano fortunatamente ancora inalienabili) ad altri per poter superare il momento di crisi. forse sì, ma ci si deve arrivare con attenta analisi, non con leggerezza come secondo me si sta facendo ora.

un'idea che butto invece là io:
cosa ne pensate del federalismo fiscale proposto da bossi?
tappatevi per un attimo il naso, non considerate la pochezza e lo strato culturale basso che ci stanno sotto, le idee xenofobe e quant'altro.
ogni tanto penso che darebbe una buona scossa. potrebbe forse servire a svegliare e scuotere almeno il sud e le regioni meno autonome economicamente. mi spiego: se le tasse che io pago alla mia regione vengono usate solo per i servizi di cui usufruisco io nella mia regione e questi servizi funzionano, ho subito il senso di aver in qualche modo investito bene i miei soldi. se invece io pago e i servizi non funzionano non avrò uno stato con cui prendermela, me la prenderò con gli enti locali e magari, perché no, con chi evade le tasse nella mia regione. non so... sarebbe da studiare meglio la proposta di bossi e vedere se potrebbe davvero funzionare così. però boh... non mi sembra in fondo peggio dell'idea liberismo spinto... quanto meno questa potrebbe forse in qualche modo agire sulle coscienze, dare un minimo di senso comune. non sono io, individuo, che si rapporta come singolo a uno stato che non si sa nemmeno chi sia e cosa faccia esattamente, quindi è meglio che io sia più furbetto di te perché se non ti inculo io mi inculi tu. ma sono io, dentro una realtà più ristretta, insieme alla gente della mia "specie" (consentitemi il termine che rende bene) e se le cose da noi van male non è colpa di qualcuno laggiù, ma di qualcuno qui, magari anche mia.

boh... forse è una stronzata. non so.
aprisi dibattito.

lunedì 28 aprile 2008

Troppi furbetti, pochi pirletti !

Dunque, io ci ho provato di rispondere alla domanda "perchè mi sembra che la società vada a rotoli?", ma non ci sono mica ancora tanto riuscito...ho difficoltà a farmi un quadro chiaro. Dopo qualche discussione notturna con Lollo, molto proficua, intanto mi verrebbero da dire queste cose:

- la società italiana è basata su di un insieme di leggi che sono spesso complicate, ridondanti, approssimative e impongono soluzioni non efficienti. Magari non tutte sono scritte così in "malafede", ma il risultato è uguale.
(dal complicatissimo 740 per le tasse, all'esistenza del notaio e delle mille burocrazie per far qualsiasi cosa, alle leggi sul risparmio energetico che risolvono un problema e ne creano tre, ecc...)

- questo giungla, portando a complicazioni infinite, porta i cittadini comuni ad essere tentati dalle soluzioni "furbe" (illegali) e i cittadini intraprendenti a fare delle soluzioni "furbe" delle ghiotte occasioni, e a lavorare per avere altre leggi "confuse" ed "aggirabili".

- la "morale pubblica" attuale, infine, tende a giustificare il comportamento "furbo" e ogni tanto anche a glorificarlo. E questo ha come effetto di sgretolare ogni giorno di più il "senso sociale" di ciascun individuo adulto e di impedire che se ne formi uno nei giovani.

Se ci fate caso ciascuno di questi punti può sembrare sia la causa che l'effetto degli altri due... la legge complicata genera furbetti, ma i furbetti si fanno le leggi complicate apposta, la società giustifica i furbi che quindi esistono e contribuiscono a giustificare il proprio comportamento, ecc, ecc. Mi viene il sospetto quindi che non ci sia un "ordine temporale di arrivo" di queste tre "sfighe" della società italiana, non so.

E poi, mi domando, ma perchè da noi la situazione è peggiore che in altri paesi europei, affini per storia e cultura?
In effetti, come ha suggerito Lollo, è anche possibile che l'Italia, nazione giovane che non ha mai vissuto in un lungo periodo di pace e di ristagno economico (solo guerre mondiali e boom economico da ricostruzione), semplicemente non abbia le strutture adatte ad affrontare un periodo "tranquillo e stagnante" della storia e fino ad ora non aveva avuto modo di rendersene conto.

Ad ogni modo, non mi pare affatto strano che i "furbetti" proliferino ed in generale l'italiano medio pensi sempre più a se stesso. Mi sembra che sia "istintivo" per ciascuno di preoccuparsi per primo del proprio benessere. In una società sana (sempre nel senso di una società in grado di autoperpetrarsi e di permettere buoni standard di vita ai suoi membri) però questo "istinto" è controbilanciato da una educazione dei suoi membri al rispetto di alcune regole e di alcuni vincoli di rispetto verso gli altri.
Ai fini della stabilita di una società, che il singolo rispetti queste regole sociali per vero altruismo, oppure perchè valuta che comunque alla fine i vantaggi che ne derivano alla sua persona sono più che gli svantaggi (ok, uff, non ti ammazzo... fiko però, così neanche tu ammazzi me!), oppune, al limite, perchè non crede di poter fare altro (come i servi della gleba che "stanno al loro posto" nella società e "fanno la loro - indispensabile - parte" perchè sono stati "educati" a questa predestinazione), non cambia poi tanto, mi sembra.

Ora, se tutto questo castello di idee regge, il problema è che siamo di fronte ad un processo che si auto-alimenta di crescita dell'individualismo e di disinteresse per la società ed è difficile invertirlo perchè nessuno vuole essere il "pirla che fa il primo passo indietro", sempre ammesso che abbia qualche scrupolo per lo stato della società italiana.

Ma se si potesse davvero cambiare qualcosa che cosa dovremmo cambiare?
1) Cambiare le leggi e le regole della società per renderle meno "paludose"?
2) Educare al meglio i nostri figli (cioè dare loro gli stumenti per capire le dinamiche della società ed inculcare loro lo stimolo a costruire una società sana) perchè possano cambiarle loro?
3) Emigrare?
4) Altro?


In merito al punto 1), rilancio un'altra "idea" che nasce sempre dalle proposte di Lollo: che una bella cura a base di "libero mercato" non possa dare lo scossone giusto? Poche regole, ma sulla cui attuazione non transigere. Incanalamento della "forza naturale" dell'individualismo che premi - legalmente - chi ha intraprendenza e dia lavoro anche a chi ne ha meno (di intraprendenza) e travolga la palude della burocrazia e degli incarichi a vita non condizionati ad ottenere effettivi risultati.
Mi rendo conto di che questa sia una idea davvero poco "sinistra", ma vorrei proprio discuterne...!


Ora vi lascio in pace, ma mi interessa molto sentire che pensate di ciò, e ancora di più mi interessa sentire quale sia la vostra analisi su "cos'è che non va" in Italia. Perchè secondo me dobbiamo partire dal capire questo per pensare poi a cosa vogliamo fare per cambiarlo... maggico mix di presunzione ed ovvietà il mio, eh? vaaabbè, mi perdonerete =)

Luca (gio'=)

mercoledì 23 aprile 2008

ancora due parole sul blog

vorrei con questo post dare fine al botta e risposta.
non è questa la modalità che avevo pensato e non mi sembra comunque che sia fruttuosa. ognuno ha le sue idee su certi temi e non è questo lo spazio per dibatterne, quanto meno non a due o a tre.

vorrei fosse invece chiaro l'intento con cui nasce questo contenitore: essere uno spazio OPERATIVO. con lo scopo cioè di funzionare da base per lo scambio di notizie e informazioni (tendenzialmente spot) su quello che succede nel mondo, sulle iniziative a cui partecipare, sulle cose eventualmente da leggere... vorrei che fosse ricettacolo di link, di indicazioni di orari, di luoghi, di fatti. anche il nome nasce da qui: ATTIVITÀ. sennò sarebbe stato CHIACCHIERE. perché SINISTRE? perché lo sto indirizzando a un pubblico tendenzialmente di sinistra (radicale o meno) o comunque antiberlusconiano, antifascista, antileghista. poi per l'altra accezione. SINISTRO nel senso di 'poco raccomandabile, ignoto, minaccioso', ma solo come scherzo o come provocazione. tanto perché linguista sum: nihil linguisticae a me alienum esse puto, insomma... deformazione professionale di FARE cose con le parole.

ritenevo fosse fisiologico un momento iniziale di riflessione e di analisi politica: risultato del voto, sparizione della sinistra -diciamo così, ma solo per convenzione- radicale, come affrontare i prossimi anni di governo pdl-lega, ecc... mi sembrava doveroso, nonché utile per acquisire coscienza (per me lo è stato farmi la mia analisi personale).

quello che mi piacerebbe succedesse ora è passare oltre, andare un po' più in là. in poche parole rimboccarsi le maniche e fare. cosa intendo per fare? leggere, ascoltare, informarsi (come si può e dove si può), ma più di tutto fare entrare un atteggiamento politico in senso largo nella propria quotidianità. sto parlando di: mettere lampadine a risparmio energetico in tutte le lampade della casa. usare i frangigetto in tutti i rubinetti. fare la raccolta differenziata e cercare di convincere più gente possibile delle motivazioni per cui è bene farla (quanti di voi sanno esattamente cosa va messo in ogni bidone??? io per esempio lo so a grandi linee... vorrei saperlo precisamente e non farla a cazzo). non prendere una macchina a testa, ma cercare di riempire le macchine. andare in bici se si può. cercare un modo di fare la spesa a km zero per sapere esattamente da dove viene, non pagare il costo di mille passaggi dal produttore al consumatore...

qualcuno obietterà: sono tutte minchiate. può darsi. ma secondo me si ricomincia dalle minchiate... poi si cresce.

se non cambia questo. se non si passa a sentirsi parte di un tutto. se non si sente che le proprie piccole azioni sì, sono rilevanti, e non solo per sé stessi. se non si esce dall'ottica io per me e dio (o lo stato) per tutti. non si va da nessuna parte.

questo intendevo per il blog.
è chiaro che lo spazio per l'opinione c'è, ma l'idea non era quella di un dibattito politico (in senso stretto).

allora... alcune piccole regole funzionali -se siete d'accordo-:

- le risposte a singoli post si scrivono nei commenti!
- si crea un post solo se c'è un nuovo argomento (attenzione, non ho detto TEMA, ho detto ARGOMENTO).
- i post vanno divisi per etichette: se me le approvate metto queste quattro etichette (analisi politiche, iniziative, informazione, sul blog) e vi prego di indicare nei vostri post una di queste. se poi riteniamo che ce ne servano altre le aggiungeremo.

that's all folks direi. almeno per oggi.

un' immagine

Colgo come occasione per iniziare la mia "militanza", anzi militanza (lo è a tutti gli effetti, quindi le "" sono inutili) su questo blog, una catena di S.Antonio che mi è arrivata da Napoli, dove si voleva far vedere che le bellezze partenopee sono tante e varie, e che la monnezza era un problema creato dai politici incapaci, che condannano la povera popolazione a subire il puzzo ed il degrado per le strade, incapaci di risolvere il problema. Ok. Certo che, ora che ci penso, mi torna in mente quel servizio del tg1 dove un giornalista intervistava alcune signore con sacchetto della sopra citata monnezza in mano, al momento in cui queste si avvicinavano al cassonetto (leggi cumulo di 3 metri di sacchetti) dicendo loro: "signora lo sa che differenziando i rifiuti tutto ciò sarebbe largamente ridimensionato, e che forse nel futuro non ci sarebbero più questi problemi per i quali oggi vi lamentate?".
Risposta delle signore (tutte uguali): "ma io n'o sacc' dov' l'agg' a butta'", per poi fare spallucce e scaraventare il proprio sacchetto sul cumulo.
Vorrei aprire tutte le mie riflessioni con questa immagine, ma ho detto tutte, non le riflessioni solo sulla monnezza, perchè io in questa immagine vedo cose che vanno molto al di là nel sacchetto sul cumulo puzzolente. Intanto ve la lascio qui a sedimentare...

informazione di parte

Allora, mi permetto di scrivere la mia opinione su ciò che la Chiara chiama informazione. La definizione alla quale fa riferimento sembra prendere spunto dalla seconda accezione del termine così come ce la presenta il De Mauro (http://www.demauroparavia.it/56565).

1)
Dai programmi politici si possono trarre un sacco di inutili informazioni ed una bella perdita di tempo, come dalla pubblicità d'altronde. Se vuoi possiamo dimostrare quanto siano inutili con un esperimento. Tu porta all'attenzione del blog un qualsiasi programma ed io farò rientrare ogni singolo punto in queste tre categorie:

a) il provvedimento proposto è banalmente utile e quindi lo ritrovi in altri programmi politici della fazione opposta (es. 2.2% del PIL alla ricerca)

b) il provvedimento può essere ribaltato come un calzino e ciò che il partito propina come bene per il paese in realtà gli arreca enormi danni

c) il provvedimento non è presente nei programmi politici dell'opposizione perché rappresenta un danno personale ad un membro della fazione opposta.

I punti che finiranno nella categoria c) saranno una frazione insignificante, mentre viceversa quelli che volendo possono passare dalla a) alla b) (es. 2.2% del PIL alla ricerca) sono una percentuale esorbitante. Questo a causa soprattuto del fatto che i partiti si disinteressano del come e sono costretti a farlo perché in un sistema burocratico così complicato ed in una società così poco educata alla politica è impossibile spiegare al singolo cittadino un manovra finanziaria e da dove verranno presi i fondi.

La stessa disinformazione è quella che ci da uno spot pubblicitario. Un paio di anni fa ho visto una pubblicità delle scarpe della Timberland e mi è piaciuta. Me le sono andate a comprare e, da ignorante quale ero del marketing, solo dopo averle portate a casa ho scoperto che la Timberland aveva perso una causa che le imputava lo sfruttamento del lavoro minorile (per produrre le scarpe). Sicuramente a ben leggere questa informazione la si doveva evincere da qualche parte dello spot o forse la Timberland ha valutato che fosse un aspetto del tutto secondario...
...stava forse pensando solo a vendere il proprio prodotto?!? Mah!

Mettiamola così. Io che evidentemente avrò delle pare tutte mie vorrei sapere alcuni insignificanti dettagli dei seguenti prodotti:

- la Nike fa prodotti tecnicamente validi per la corsa o sono solo esteticamente belli? già che ci siete, sempre guardando la pubblicità, mi sapete dire in quali condizioni lavorano i suoi operai?
- la Coca-Cola, che di pubblicità ne fa parecchia (...chissà come siamo informati), è sensibile all'epidemia di diabete che colpisce l'America? Ha investito in campagna informazione? Ma soprattuto, da cosa lo si capisce, dalla pancia di Santa Claus nello spot di Natale?!?

Sicuramente un'informazione è abbastanza intellegibile: il loro prodotto è il migliore, ti fa stare bene, ed è ottimo per certi utilizzi (ma certo non sarebbe da meno anche per gli altri, se servisse a catturare una ulteriore quota di mercato); perfetto, sembra la propaganda di un qualsiasi partito politico!

2)
Non va tanto meglio,in quanto ad informazione,per ciò che riguarda i giornali. Diamo il nome alle cose per come sono: "nessun giornale si attiene a darti la notizia nuda e cruda", cioè la MANIPOLANO!!!! Ma cosa volete che sia...
...sì lo so che in Italia abbiamo pretese molto modeste, me lo stavo dimenticando.
E quindi il Manifesto è informazione neutrale. Ma su quale basi?!?
Il Manifesto prende o ha preso soldi, come quasi tutti i giornali, dalle seguenti fonti:
- acquirenti,
- pubblicità,
- stato,
ed è condizionato a non inimicarsi i suddetti finanziatori.
Se proprio dovessi stabilire su basi economiche qual è il giornale più neutrale (ma preferirei usare la parola democratico) direi quello che viene mantenuto principalmente o totalmente da sovvenzioni dello stato.
(Un sito da cui sai possono prendere diversi spunti sull'argomento: http://www.mentelocale.it/societa/contenuti/index_html/id_contenuti_varint_15280)
Quindi non credo che tu, Chiara, leggendo per un anno il Manifesto e guardandoti il programma elettorale del Popolo della Libertà ti sia fatta una idea precisa di quali siano gli intenti dell'opposizione.

Intendiamoci, comunistella o no, sei pur sempre colei che inconsciamente chiama il proprio partito "sinistra arcobaleno" e quello dell'opposizione "berlusconi"

Leggendo tanti giornali non mi sembra che nessuno mi abbia voluto manipolare in modo subdolo (... o forse era veramente molto subdolo!) ma ho sicuramente avuto una informazione più completa sull'Iraq di quella datami dal Manifesto (anche se debbo ammettere che alcune notizie ha avuto il coraggio di darle SOLO e dico SOLO il Manifesto). Per non parlare poi di cosa dovrei fare per riuscire a farmi un'idea sulla opposizione politica; è impraticabile questa strada, faticosa e con pochi risultati. Poi tutti finiscono per scegliere a sentimento, influenzati dal marketing dei partiti.

Poi sempre chiamare le cose con il loro nome...
...un giornale in cui "non mi aspetto di trovarci nessun giornalista che canti le lodi di berlusconi" è un giornale che: OCCULTA LE NOTIZIE.
Ma si sa in questo paese si vive tutto con una tale leggerezza...
...che spensieratezza....
abbasso le responsabilità!

3)
Il terzo punto lo liquido rapidamente perché mi sono dilungato sin troppo e perché comunque mi trova piuttosto d'accordo. Anche se dubito sui risultati finali; non credo che mettendo assieme tre dritte si riesca ad ottenere un'informazione plurale completa.

Lorenzo

martedì 22 aprile 2008

a proposito di informazione

ok. tocca a me.
inanzittutto mi fa molto piacere che qualcuno abbia rotto il ghiaccio e iniziato a scrivere. è lo spirito che volevo innescare.

rispondo brevemente su un paio di questioni.

premetto che io sì, ho letto qualche programma politico. credo che siamo circa in 3 in italia, ma l'ho fatto. in particolare ho guardato quello di berlusconi e quello della sinistra arcobaleno. rimpiango ora sinceramente di non aver guardato anche quello di veltroni.

sull'informazione la penso così:

1. concordo che i programmi, quanto a contenuti, siano paragonabili a carta da culo. nel senso che sono un mucchio di belle promesse, ma quasi mai viene indicato il COME, il QUANDO e soprattutto il DA DOVE PENSANO DI PRENDERE I SOLDI. non concordo invece sul fatto che non siano informativi in generale. mi spiego: dalla forma dei programmi secondo me si capisce tantissimo. per non dire tutto. così come dalla pubblicità di un'azienda si può perfettamente capire la filosofia che essa adotta. sarà che mi occupo di COMUNICAZIONE e che a guardare queste cose mi hanno insegnato, ma io ci vedo abbastanza chiaro nelle strategie di marketing che ci stanno dietro. le parole e la forma nascondono veramente tanto, ma basta solo guardare un po' meglio. di solito sono abbastanza intelleggibili.

2. che non esistano giornali indipendenti o apartitici non concordo. concordo invece che non esistano giornali neutrali. mi spiego: nessun giornale si attiene a darti la notizia nuda e cruda, il che equivarrebbe a rispondere semplicemente alle 5 WH-question: WHAT, WHEN, WHERE, WHO, WHY. ognuno racconta le cose col suo taglio, con il suo bagaglio culturale alle spalle, con il suo stile, con la sua capacità di usare le parole. io credo che sia perfettamente etico da parte di un giornalista essere quello che è, con le sue idee e con la sua forma mentis. l'essenziale è che sia trasparente sul comunicare chiaramente qual è questo background su cui si appoggiano le notizie che vengono da lui in qualche modo filtrate per arrivare ai lettori. facciamo un esempio: il manifesto. (ora so che mi direte che sono di parte, ma secondo me è -in coscienza- un buon esempio). il manifesto è un giornale indipendente. il che significa che non prende soldi da nessuno e che prova (ci son stati momenti in cui ce l'ha fatta veramente veramente a stento) a finanziarsi solo con gli abbonamenti e con i soldi di chi lo compra. non è assolutamente un giornale di partito, ma non è tanto meno un giornale neutrale. vai a vedere il sottotitolo e dice: quotidiano comunista. è chiaro che non mi aspetto di trovarci nessun giornalista che canti le lodi di berlusconi, per esempio. o che analizzi la guerra in iraq come una cosa sensata. però io, quando lo compro lo so. nessuno mi piglia per il culo. nessuno usa le parole per manipolarmi. semplicemente mi danno un punto di vista. di parte. della loro parte. ma mi dichiarano apertamente e in maniera del tutto trasparente che parte è.

allora è il momento del punto...

3. ok. mi si potrebbe dire: ma se leggi solo la roba di una parte... bella forza! è chiaro. e allora lì ti si infila il blog! lo spirito è proprio questo. ESSERE UNO SPAZIO DI INFORMAZIONE. esserlo in maniera plurale. in maniera trasversale. cioè: leggo questa cosa? spulcio il fantastico world wide web e trovo una roba ultrainteressante che uno non troverebbe mai se non fosse un cazzeggiatore del web come me? mi segnalano un'iniziativa strafica pubblicata nella nota alla nota al pie di pagina di un opuscolo che nessuno leggerà mai? sento un tg alle 4 di notte perché soffro di insonnia e dicono una cosa di quelle che di giorno non dicono mai? mi giunge voce di una nuova legge che ci incula tutti domani alle 9 e l'unico modo di salvarsi è saperlo entro la mezzanotte? perfetto... LA PUBBLICO SUL BLOG. così anche gli altri lo sanno. e viene fuori che io sono lachiaramazza svarionella (come mi chiama qualcuno, non faccio nomi) comunista (ma chi, io??? davvero??? forse ancora non me ne sono accorta. non credo comunque che nessuno mi abbia mai sentito dire ad alta voce sono comunista. non mi sono mai sentita abbastanza convinta per dirlo) che vi segnala il link al manifesto. viene fuori che lollo e fra -mettiamo- sono quelli del sensibilizzare non serve un cazzo e mi mettono il link a luttazzi. poi sempronio è veltroniano convinto e mi snocciola in 3 parole (aggiungendo il dovuto link) tutto il programma del piddì (vai a sapere, magari mi convince pure). poi caio e poi tizio e poi vattelappesca... capito cosa intendo???

l'informazione si fa ANCHE così, secondo me. ed è un modo più economico e più comodo per tutti. perché in effetti starci dietro da soli è lunga, si rischia di non occuparsi più di sé.

avrei molto altro da dire. ma certo, a quest'ora, decido di occuparmi di me (e di voi, non dilungandomi oltre ché già ho sforato): me ne vado a nanna.
appena posso parlo di sensibilizzare non serve a un cazzo. dalla premessa è ovvio che la penso diversamente.
notte.